L’ENS e i sordi italiani dicono addio al linguista Tullio De Mauro

Ricorrenze

Oggi apprendiamo la triste notizia che il Prof. Tullio De Mauro, linguista, ricercatore, professore emerito, Ministro della Repubblica, studioso di fama internazionale, autore di innumerevoli ricerche e pubblicazioni sulla lingua, l’istruzione, la storia, ci ha lasciati.

De Mauro è stato un grande studioso della letteratura sulle lingue dei segni, curioso e appassionato delle sfide linguistiche che la lingua in un’altra modalità poneva e pone ancora oggi agli studiosi, sin dall’avvio degli studi internazionali sul finire degli anni ‘70. Una lingua che non viaggiava sui consueti canali acustico-vocali ma utilizzava il corpo, le mani, l’espressione facciale in un sistema complesso, caratterizzato dal principio di arbitrarietà e dalla presenza di parametri che ne consentivano l’analisi sistematica e l’individuazione di regole certe, come per le lingue a noi più note.
Un interesse scientifico che ha portato De Mauro a una grande vicinanza con il mondo della sordità e con l’ENS, partecipando alle iniziative portate avanti dal Comitato ENS sulla Lingua dei Segni (ComLIS) e sostenendo le battaglie per il diritto al riconoscimento della LIS in Parlamento.

Ricordiamo la sua partecipazione alla presentazione del volume curato dall’ENS “I segni parlano. Prospettive di ricerca sulla Lingua dei Segni Italiana”, edito da Franco Angeli nel 2009, presentazione che avveniva proprio nei giorni in cui stava per essere ratificata anche dall’Italia la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Così De Mauro, che l’ENS e tutti i sordi italiani salutano con affetto, scriveva: «Spesso ancora oggi alcuni (anche specialisti) pensano al linguaggio badando essenzialmente a quello fatto dalle parole di una lingua alle quali chi è stato sfiorato da ciò che a scuola si chiama grammatica aggiunge la grammatica. È la prima riduzione che ormai vorremmo poter considerare liquidata in sede scientifica da ogni corrente teorica . Il linguaggio fatto di parole e di regole grammaticali, il linguaggio verbale che si avvale di una lingua storico-naturale consueta, l’inglese o il francese, il napoletano o il bavarese, non è un unicum.

L’essere umano è non solo homo loquens, ma pluriloquus, non solo animal symbolicum, ma animal polysymbolicum. L’acquisizione piena delle lingue segnate all’orizzonte teorico degli studi linguistici ce ne dà prova luminosa. Tutto ciò, questo patrimonio di analisi e riflessioni pare a me che non posa restare senza conseguenze ordinamentali, legislative. I pioneristici corsi seminariali di lingue dei segni devono diventare insegnamenti ordinari nelle nostre università.

E alla LIS va riconosciuto il ruolo di langue moins repandue, lessed used language, nell’Unione Europea e in Italia, come del resto già avviene in alcuni paesi. Della opportunità e validità di portare apprendimento e uso del segnare nelle nostre scuole per alunni sordi, e per udenti, testimoniano già molte esperienze positive nelle nostre scuole di vario livello.

Qualche tempo fa un valente collega lamentava (almeno così pareva) che in Italia fossero censiti ben 36 idiomi diversi (italiano, dialetti, lingue di minoranza). Si potrebbe obiettare che trascurava le decine e decine di lingue diverse importate dagli immigrati. Ma, anche a limitarsi alle lingue insediate da gran tempo, bisogna che si rassegni e alle 36 aggiunga, trentasettesima, la lingua dei segni italiana. (Prefazione a “Le lingue dei segni. Storia e semiotica”).

De Mauro ci lascia una enorme letteratura e la passione e curiosità con cui si avvicinava non solo al mondo della Lingua e delle Lingue, della sua struttura e regole, ma anche al mondo dei “parlanti” e “segnanti”, a chi quelle lingue le utilizza, le modifica, le vive nel mondo.

L’Ente Nazionale Sordi e tutte le persone sorde lo salutano con enorme affetto e riconoscenza